La diocesi di Roma (in latino: Dioecesis Urbis seu Romana) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica appartenente alla regione ecclesiastica Lazio. Nel 2011 contava 2.348.905 battezzati su 2.864.519 abitanti. Attualmente è retta da Francesco.
Dal punto di vista amministrativo e titolare, essa, unica al mondo, è al contempo:
- Patriarcato della Chiesa latina (sebbene nel 2006 il Papa abbia rinunciato al titolo di Patriarca dell’Occidente), uno dei cinque che formavano l’antica Pentarchia, a ricordare che anticamente fu sede apostolica, degli apostoli Pietro e Paolo;
- Arcidiocesi primaziale d’Italia e metropolita della provincia ecclesiastica romana;
- Diocesi, in virtù del fatto che il Romano Pontefice è Vicario di Cristo, Pastore della Chiesa Universale e Capo del Collegio dei Vescovi proprio in quanto vescovo di Roma[1].
La cattedrale è l’Arcibasilica lateranense, a Roma, che reca il titolo di Madre e capo di tutte le chiese della città e del mondo. La sede episcopale romana ha il titolo di Santa Sede ed esercita, nella persona del papa, il diritto sovrano sullo Stato della Città del Vaticano e l’indirizzo della Chiesa cattolica, avvalendosi della Curia Romana.
La diocesi, intesa come porzione di territorio sottoposta all’autorità episcopale del papa, si estende sia su suolo appartenente alla Repubblica Italiana, sia sull’intero territorio della Città del Vaticano. Le due porzioni della diocesi sono assegnate in amministrazione a due vicariati:
- Vicariato di Roma: attualmente il Vicario Generale di Sua Santità per la Città di Roma e Provincia è il Cardinale Angelo De Donatis.
- Vicariato della Città del Vaticano: attualmente Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano è il cardinale Angelo Comastri.
Vicariato di Roma
Il Vicariato si estende su 881 km² ed è suddiviso in 336 parrocchie, raggruppate in 36 prefetture, ripartite su 5 settori (Nord, Sud, Est, Ovest e Centro), ciascuno retto da un vescovo ausiliare detto vescovo di settore.La parte di diocesi che ricade nel territorio italiano appartiene al Vicariato di Roma, retta dal cardinale vicario, rappresentate della diocesi. Il Vicariato svolge le funzioni proprie di una Curia diocesana, comprendendo i Tribunali ecclesiastici ordinario diocesano, regionale del Lazio e di Appello competenti alla diocesi di Roma.
Al vicariato di Roma appartengono la cattedrale del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista e l’annesso Palazzo del Laterano, sede degli uffici del Vicario.
Organizzazione territoriale
Titoli e diaconieLe 340 parrocchie della diocesi di Roma sono raggruppate in 36 prefetture, che a loro volta sono raggruppate in 5 settori. A capo di ogni settore c’è un vescovo ausiliare, ciascuno coadiuvato dai prefetti del proprio settore.
Le chiese titolari o Titoli, proprie dei cardinali presbiteri (simbolicamente le chiese degli antichi preti della diocesi di Roma);Le chiese di Roma il cui nome e le cui proprietà vengono legati ad un cardinale al momento della sua creazione sono detti titoli cardinalizi: all’interno del territorio del Vicariato di Roma si trovano:
- le chiese diaconali o Diaconie, proprie dei cardinali diaconi (simbolicamente le chiese degli antichi diaconi, amministratori della diocesi di Roma).
Vicariato della Città del Vaticano
Al Vicariato vaticano sono soggetti il territorio e i fedeli della diocesi che ricadono sotto la giurisdizione amministrativa dello Stato Vaticano. Ad esso appartengono solo due parrocchie: Sant’Anna e San Pietro, il cui cardinale arciprete detiene la carica di Vicario Generale.
Provincia romana: sedi suburbicarie
Le antiche diocesi suffraganee appartenente alla metropolia di Roma recano il titolo di suburbicarie (dal composto latino sub–urbis, “sottoposto alla città”) e sono assegnate in titolo ai cardinali vescovi (simbolicamente gli antichi vescovi suffraganei del Papa), ma rette da vescovi ausiliari:
- Sede suburbicaria di Albano
- Sede suburbicaria di Frascati
- Sede suburbicaria di Palestrina
- Sede suburbicaria di Porto-Santa Rufina
- Sede suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto
- Sede suburbicaria di Velletri-Segni
- Sede suburbicaria di Ostia
Storia
Periodo paleocristiano
La nascita della chiesa romana
Attorno al 64-67 i due apostoli subirono entrambi a Roma il martirio, durante la persecuzioni avvenute sotto il regno dell’imperatore Nerone.
La trasformazione del Cristianesimo in religione ufficiale dell’Impero Romano con l’editto di Tessalonica di Teodosio I rafforzò ancora di più la strutturazione gerarchica della Chiesa e attribuì al vescovo di Roma, come agli altri vescovi, un ruolo formale nell’amministrazione imperiale, accanto ai funzionari civili: in tale ottica è da individuare la coincidenza tra il termine diocesi utilizzato per indicare la circoscrizione vescovile e l’analogo termine diocesi attribuito alle circoscrizioni di province.
Nel 451 la sede romana rifiutò l’approvazione al XXVIII canone del Concilio di Calcedonia, che equiparava le due sedi di Roma e di Costantinopoli, affermando per la prima volta con decisione il primato papale.
Con la caduta nel 476 dell’Impero d’Occidente si venne a creare un vuoto di potere temporaneamente occupato dal Senato e dall’autorità pontificia, essendo il papa l’unico “funzionario imperiale” rimasto in città.
Tra il VI e il VII secolo Roma e la sua diocesi passarono sotto l’autorità dell’Impero bizantino.
Attorno al 590 papa Gregorio Magno, oltre a sollecitare l’intervento imperiale contro i Longobardi che minacciavano Roma, riordinò il rito romano e l’annesso canto liturgico: il gregoriano.
Carlo Magno incoronato imperatore da Papa Leone III la notte di Natale dell’ 800. Nell’VIII-IX secolo, avvalendosi della falsa Donazione di Costantino e dei complessi intrecci politici con gli Imperatori carolingi, i papi giustificarono e consolidarono il dominio temporale della Santa Sede e al contempo ribadirono le loro aspirazioni al primato universale, divenendo la fonte del potere dei Sacri Romani Imperatori da loro esclusivamente incoronati. La pratica iniziò con la messa di Natale del 25 dicembre 800, quando papa Leone III incoronò Carlo Magno nella basilica vaticana. Fu in questo periodo che i papi iniziarono ad indossare una tiara cinta da una corona, per simboleggiare il potere sullo Stato della Chiesa.Con il progressivo declino del controllo da parte dell’Impero d’Oriente sul territorio di Roma, chiamato Ducato romano, i vescovi dell’Urbe assunsero al ruolo di amministratori del potere temporale. Tale potere venne determinato prima dalla costituzione del Patrimonio di san Pietro, cioè delle proprietà fondiarie della Chiesa romana, poi, nel 728 dalla costituzione del primo nucleo degli Stati della Chiesa, attraverso la donazione di Sutri da parte del Re dei Longobardi Liutprando. Con la definitiva scomparsa del controllo imperiale, la diocesi di Roma estese il proprio potere sull’intero Lazio e su molte altre terre limitrofe grazie alla donazione fatta da Pipino il Breve (Re dei Franchi): con la Promissio Carisiaca il sovrano concedeva il potere su tutti gli territori già appartenuti all’Esarcato d’Italia alla Santa romana Repubblica di Dio. A partire da questo periodo le proprietà della sede romana vennero organizzate in enti territoriali rette dai diaconi della Chiesa romana: i Patrimonia.Il saccheggio di San Pietro nell’846 a opera dei Saraceni rese in questo periodo evidente la vulnerabilità del santuario petrino, che sempre più rappresentava, con la tomba del Principe degli Apostoli, il simbolo della supremazia romana. La soluzione fu la costruzione della Città Leonina, quel borgo fortificato che è l’odierna città vaticana, solennemente inaugurata il 27 giugno 852 da Papa Leone IV, che la rese una città fortificata, separata da Roma, con propri magistrati e proprio clero. Iniziava così il secolare confronto a distanza tra la basilica e il clero vaticani, simbolo di un papa di dimensione “imperiale”, capo della Chiesa universale, e la cattedrale lateranense con il proprio clero, simbolo del papa vescovo e signore di Roma. La nuova dimensione temporale assunta dalla sede di Roma espose inoltre sempre più i suoi vescovi ai complessi giochi politici in seno al Sacro Romano Impero.
L’introduzione dell’Anno Santo, la Cattività avignonese e lo Scisma d’OccidenteIl Triregno, composto nella sua forma definitiva durante il periodo avignonese.Durante il pontificato di Papa Bonifacio VIII le aspirazioni universalistiche dei vescovi di Roma giunsero all’apogeo, con l’enunciazione nella bolla Unam Sanctam che sanciva il principio di supremazia del potere spirituale della Chiesa di Roma su tutti i principi temporali, simboleggiato dalla duplice corona apposta dallo stesso Bonifacio sulla Tiara papale. Nel giugno del 1299 il papa ordinò poi la completa distruzione della città di Palestrina, che perse temporaneamente il titolo di sede suburbicaria. Il 22 febbraio 1300 Bonifacio indisse il primo Anno Santo, con la bolla Antiquorum habet, stabilendone la cadenza secolare. Le aspirazioni del pontefice alla supremazia temporale vennero però stroncate dall’episodio dello Schiaffo di Anagni.L’aspirazione universalizzante del papato portò tuttavia, come conseguenza immediata per la diocesi romana, il trasferimento della residenza pontificia dal Laterano al Vaticano, che con la presenza della tomba di Pietro, poteva più degnamente ufficializzare l’idea del papa “successore di Pietro e Vicario di Cristo”.Nonostante Papa Clemente V avesse aggiunto una terza corona alla tiara pontificia, per indicare la propria supremazia anche temporale e creando in tal modo il Triregno, per circa settant’anni i vescovi di Roma, pur mantenendo la titolarità della sede, furono sotto il controllo dei Re di Francia, risiedendo ad Avignone, feudo ecclesiastico in Provenza. Tale periodo, noto come Cattività avignonese, portò ad un indebolimento del controllo pontificio su Roma e sulla sua diocesi e poi, dopo il ritorno dei pontefici nell’Urbe, diede luogo a un secolo di scontri tra francesi e antifrancesi per il controllo del Papato. La conseguenza di tale scontro fu un nuovo scisma, durato dal 1378 al 1417, quando venne finalmente ricomposto.
La Basilica di San Pietro, ricostruita nelle forme attuali a partire dal XVI secolo. Sempre più impegnati nell’amministrazione universale della Chiesa cattolica e in quella temporale dei possedimenti della Chiesa, i vescovi di Roma presero a delegare con regolarità, a partire dal XVI secolo l’amministrazione della diocesi romana e della stessa città di Roma a dei Vicari Generali che, per l’invalso uso di detenere al contempo il titolo cardinalizio, divennero presto noti con il nome popolare di cardinali vicari. Nella stessa epoca, a seguito del fallimento del tentativo di riforma ecclesiastica caratterizzato dal Concilio Lateranense V, nell’Europa settentrionale si diffuse la Riforma protestante, una revisione teologica che, opponendosi non soltanto al primato papale ma anche all’intero sistema clericale, venne dichiarata eretica da Papa Leone X.
In seguito alla scomunica di Enrico VIII d’Inghilterra la Chiesa d’Inghilterra si staccò dalla comunione con Roma rifiutando il primato papale e dichiarando il Re d’Inghilterra proprio capo supremo: la mancata concessione del divorzio a Re Enrico VIII provoca lo Scisma anglicano. Alla fine del Cinquecento i vescovi di Roma si dotarono di una nuova residenza, il Palazzo del Quirinale, posto in posizione più salubre rispetto alla Città Leonina e soprattutto più defilato rispetto ai flussi di pellegrini diretti a San Pietro. La ControriformaLa reazione della Chiesa di Roma e delle Chiese con lei in comunione fu la un’ampia revisione della struttura della Chiesa cattolica, nota come Controriforma. Tra le altre cose, il Concilio di Trento estese il rito romano nella Chiesa latina, abrogando tutti i riti che avessero un’antichità inferiore ai duecento anni.Nella seconda metà del XIX secolo il primo concilio ecumenico vaticano sancì il principio dell’infallibilità pontificia.Dalla fine del potere temporalePiazza San Pietro e la linea bianca che segna il confine di Stato tra la Città del Vaticano e lo Stato italiano. Il particolare rapporto tra l’Italia e il vescovo di Roma è stato trasmesso nel 1946 alla Repubblica Italiana, succeduta alla monarchia sabauda, e rimodulato nel 1984 con l’accordo di Villa Madama, che costituisce il cosiddetto nuovo Concordato, tuttora vigente. La breccia di Porta Pia e la conquista di Roma da parte del Regno d’Italia, nel 1871, è considerata dagli storici come la fine del potere temporale dei Papi, anche se i Pontefici non persero status di personalità giuridica nel diritto internazionale. Nonostante, sin da Papa Pio IX i papi si dichiarino prigionieri politici dello stato sabaudo, il Regno d’Italia garantì l’autonomia e l’inviolabilità vaticana e della Chiesa romana attraverso la legge delle Guarentigie, fino al 1929, quando, con i Patti lateranensi venne costituito lo Stato della Città del Vaticano: uno Stato indipendente soggetto alla sovranità assoluta della Santa Sede, rappresentata dal Papa.
Nel XX secolo la diocesi di Roma ha ospitato quello che è sinora l’ultimo concilio ecumenico: il Concilio Vaticano II.